mercoledì 26 marzo 2008

L'euforia di Lavezzi

Euforia e felicità, questi sono i sentimenti che Ezequiel Lavezzi non riesce a nascondere ai microfoni dei cronisti argentini sulle domande legate al suo esordio con la nazionale maggiore argentina.L'attaccante del Napoli ha dichiarato: Per me, con la quantità di campioni che ha Argentina, essere in questo gruppo è molto importante. L'ideale sarebbe quello di giocare la partita di domani, anche se pochi minuti e hanno La fortuna di essere in grado di pagare .

martedì 25 marzo 2008

video lavezzi-napoli-andrea napoleone

la canzone del pocho cantata da ANDREA NAPOLEONE NEOMELODICO NAPOLETANO

domenica 23 marzo 2008

Lavezzi raggiunge domani la nazionale argentina

La nazionale Argentina si riunisce in Spagna per raggiungere l'Egitto in vista dell'amichevole con la nazionale campione d'Africa.Ecco il comunicato della federazione Argentina:I nazionali si riuniranno nella capitale spagnola, con l'eccezione di Javier Mascherano, che si recherà direttamente a Egitto. Mercoledì, alle 16 da Argentina, la nostra squadra nazionale dovrà affrontare la bicampeones Africa. Il difensore del Barcellona, è stato il primo ad arrivare. La Naziolane, guidata da Alfio Basile, arriva questo pomeriggio a Madrid scala prima del viaggio al Cairo, dove mercoledì prossimo sarà in Egitto per un match amichevole internazionale. La capitale spagnola ha garantito clima stabile in virtu'dei 12 gradi Celsius e cielo poco nuvoloso per la delegazione argentina, che rimase al NH Eurobuildin. In questa città si riuniranno tutti i giocatori convocati per la partita prima della bicampeones Africa, viaggiare insieme lunedì prossimo, la rubrica a Cairo, volo charter. Il primo ad aderire al entourage è stato Gabriel Milito (che non gioca a Barcellona, alla data del campionato spagnolo di essere sospesa), che ha raggiunto l'albergo, a 19,30. Prima di cena visitato Gabriel Heinze, che deve essere incorporata nel campus di domani sera, dopo il compimento il suo impegno per il Real Madrid. Domani, a partire dalle ore 15.30 (orario di arrivo Ezequiel Lavezzi), si uniranno gli altri giocatori in diversi voli e degli orari, con l'eccezione di Javier Mascherano, ma egli sarebbe venuto il lunedì, direttamente da Londra a Il Cairo. pianetanapoli.

venerdì 21 marzo 2008

La notte del Pocho! (Napoli Fiorentina 2-0)

giovedì 20 marzo 2008

Lavezzi, dopo le magie ecco il contratto

Pocho rinnova fino al 2013: «Mi manca l’Argentina ma questa città mi travolge e appassiona» Dopo la prima rete è corso ad abbracciare Mannini che gli aveva servito una palla d'oro. Dopo il secondo gol ha dovuto ringraziare solo se stesso e s'è concesso una danza a metà fra il samba e il woodoo. Ezequiel Lavezzi ha illuminato un'altra notte napoletana: doppietta alla Fiorentina. Non saranno i tre gol con i quali si presentò ad agosto al San Paolo, però gli avversari di ieri erano «veri», non il Pisa di serie C in coppa Italia, e i gol stavolta hanno un peso specifico decisamente maggiore. Vola a quota sette nella classifica dei cannonieri azzurri e decolla nell'Olimpo dei calciatori destinati a diventare campioni. Da ieri è entrato a far parte del progetto Napoli in maniera ancora più netta: con Marino ha prolungato il contratto di un altro anno ovvero il Pocho in azzurro fino al 2013. «L'Argentina mi manca - ha detto un minuto dopo il trionfo - Ma questa città mi avvolge e mi travolge con il suo affetto, impossibile sentire nostalgia». Nello stadio suona «Oje vita mia», Lavezzi in diretta tv dichiara il suo amore a Napoli. Ma ha anche voglia di dedicare il successo: «È per Zalayeta. Lui non può giocare perché s'è infortunato, perciò merita di essere coinvolto in questa notte di festa». Protagonista degli ultimi tre minuti della notturna di Torino domenica scorsa; protagonista dal primo minuto nella serata magica del San Paolo di ieri. All'Olimpico, contro la Juve, perse la palla che portò i bianconeri alla rete. Reja arrivò fino a metà campo per urlargli la sua rabbia, poi scoprì che quella palla era stata rubata con l'inganno di un fallo non visto dall'arbitro. Così, Lavezzi da grande colpevole s'è trasformato in martire della causa azzurra. A buona ragione, però: la società, dopo l'ennesimo fallo non fischiato, ha lanciato una campagna per la tutela di Lavezzi. «Gli arbitri non fischiano quando lui cade, solo perché ha la fama di cascatore», firmato Pierpaolo Marino. Il capo degli arbitri italiani, Cesare Gussoni, con signorilità ha ammesso: «Forse è vero, le etichette possono trarre in inganno gli arbitri». Ieri sera, però, Rosetti ha visto tutto e ha tenuto d'occhio Lavezzi il quale è caduto poco, perché è stato tartassato poco (all'andata, a Firenze, fu un tormento di falli e di fischi negati). Ieri il Pocho ha subìto in tutto quattro falli due dei quali fischiati. Ha toccato ventisette volte la palla e due volte ha fatto gol. Nelle altre venticinque occasioni in cui è stato chiamato in gioco dai compagni ha partecipato ad undici azioni pericolose, ha servito due assist (uno ad Hamsik nel primo tempo, ma era fuorigioco; e uno a Sosa nella ripresa, palla sparata fuori), ed ha fallito una bella giocata (39' della ripresa) in cui ha dribblato tre avversari ma ha concluso male. «I numeri contano poco. Questo successo non è di Lavezzi, ma di tutto il Napoli», ha detto l'argentino a fine partita. E ha proseguito: «Forse in questo campionato c'è mancata un po' di continuità, è vero. Ma dico che adesso la strada è quella giusta». Il Pocho sorride. Condivide la vittoria col gruppo ma sa che per larga parte è sua. Ha saputo riconquistarsi il ruolo da leader che gli spetta. Autorevole e autoritario; capace, da solo, di tenere sulle spine la difesa avversaria; pronto a scattare con quella rapidità che è la sua arma migliore; deciso nei contrasti, preciso nei passaggi. Un campione, il campione che Napoli ha cominciato ad amare in una notte d'agosto quando segnò tre gol al Pisa e si scrollò di dosso la fama del «gordo», del grassottello, che s'era conquistato presentandosi in ritiro con qualche chilo in più. «Immaginate cosa sarà - disse Reja - quando perderà peso e comincerà ad intendersi con i compagni». Ad agosto il popolo azzurro immaginava, oggi la gente del San Paolo non ha più bisogno di sognare. Lavezzi è qui, è campione vero, capace di cambiare faccia al Napoli, risultato alla partita e destino al campionato azzurro.

Napoli-Fiorentina 2-0 + intervista finale a Lavezzi

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Napoli magico Lavezzi

Lavezzi rinnova fino al 2013

Al termine della sfida con la Fiorentina, il direttore generale del Napoli, Pierpaolo Marino, ha annunciato il rinnovo del contratto fino al 2013 per l'argentino Ezequiel Lavezzi. ................................................................................................................................................................. Lavezzi diventa il settimo cannoniere argentino della storia partenopea Con la doppietta alla Fiorentina Ezequiel Lavezzi ha scavalcato Antonio Ferrara ed ora occupa l'ottavo posto nella classifica dei ventidue argentini della storia del Napoli. Una classifica che vede chiaramente in testa Diego Maradona con 81 gol. 1° Diego Maradona 81 gol in 188 presenze 2° Robertto Carlos Sosa 27 gol in 111 presenze 2° Bruno Pesaola 27 gol in 240 presenze 4° Juan Carlos Tacchi 16 gol in 115 presenze 5° Daniel Bertoni 14 gol in 53 presenze 6° Evaristo Barrera 12 gol in 47 presenze 6° Omar Sivori 12 gol in 63 presenze 8° Ezequiel Lavezzi 7 gol in 26 presenze 9° Antonio Ferrara 6 gol in 34 presenze.

Lavezzi fa il fenomeno due gol per il San Paolo

Solo il primo gol di Lavezzi sradica dalla sua panchina il malinconico Reja. Gli restituisce i lampi d´ira delle serate ruggenti. L´allenatore ha dovuto gestire l´ennesimo mistero buffo: Sosa era uscito dal campo di allenamento l´altro giorno per un dolore muscolare o per un picco di depressione, ritrovandosi sconsolato tra le riserve? Sia il primo che il secondo gol sono firmati dal funambolo argentino e questo dovrebbe dire qualcosa al suscettibile suo connazionale. Sono due gol realizzati a fior d´erba, da un Napoli che non è più quello di una volta, non è più quello di Sosa, la squadra dei lanci lunghi e dissennati nella speranza che trovasse la testa di bomber sempre generoso e con una grinta superiore alle sue risorse. Un Napoli che lancia lungo e alto verso buone stelle, il Napoli dell´improvvisazione, di una fede cieca che lo spingeva a credere in un prodigio. Buttala avanti, chissà. Andava bene in C, persino in B, ora no. Reja ha convinto Sosa ad aspettare in panchina il momento opportuno. E Sosa ha capito. Il suo abbraccio con Calaiò al momento del cambio libera il Napoli da tanti sospetti e pettegolezzi che il silenzio stampa imposto ai giocatori non consente purtroppo di dissolvere. Il Napoli ammirato nel primo tempo rivela geometrie sudamericane, ragionate, moderne: palla sempre bassa. Un gioco che richiede sia tecnica che mobilità. È in questo tipo di calcio che si ritrova Hamsyk, ma anche Calaiò, audace e attivo fino a commettere falli. È in queste trame che diventa utile Mannini, come dimostra l´assist del primo gol. Si rivede finalmente il Napoli delle grandi serate, quelle che esaltano le sue aggressioni, caotiche e prepotenti, portate da uomini di fatica e di avventura come Gargano, Blasi, Savini. La sostituzione di Prandelli centra il problema. Liverani, vertice basso del rombo, si è fatto travolgere con tutti il suo reparto. Un rombo compresso, allungato, stravolto dalla continuità di ritmo del Napoli. Lasciando Mutu e lo svagato Osvaldo soli con il loro estro. Una tensione che crea nel centrocampo fiorentino un corto circuito. Prandelli scommette quindi su Papa Waigo, rinunciando alla direzione ponderata di Liverani per uscire con le stravaganze del senegalese dal pressing del Napoli: pressing alto per oltre un´ora, poi il centrocampo ha concesso una decina di metri, si è raccolto in un assetto di maggiore prudenza, non per prudenza, solo per necessità. Una fase che ha offerto del Napoli conferme e qualche sorpresa. Gargano e Blasi sono il collaudato doppio turbo, peccato che le ammonizioni (ieri l´ennesima) stiano frammentando la stagione del mediano italiano, ex fiorentino. Conferma anche la formidabile prova di Santacroce. Sorprende invece la migliore tenuta di Cannavaro e Domizzi. La discontinuità è segnale di immaturità. Ma questo Napoli acerbo ancora una volta è stato da applausi.

Napoli ai piedi di Lavezzi «Resterò a lungo in azzurro»

NAPOLI, 20 marzo - Era arrivato nella diffidenza generale, adesso è considerato un giocatore straordinario, probabilmente il più sorprendente di tutta la serie A. Lavezzi ha conquistato l'Italia, otto mesi dopo il suo arrivo (il 5 luglio 2007, esattamente 23 anni dopo l'arrivo di Maradona) è diventato il nuovo Re di Napoli. E proprio come succedeva con il Pibe de Oro, il San Paolo - dopo la fantastica doppietta che ha trascinato gli azzurri alla vittoria ieri sera con la Fiorentina - lo ha festeggiato con lo stesso coro che dedicava a Diego: 'Oh mamma, mamma, mamma, sai perchè mi batte il corazon, ho visto il mio Pocho, ho visto il mio Pocho'. E De Laurentiis e Marino, che hanno dimostrato di avere una lungimiranza straordinaria, non potevano restare solo a guardare questa fantastica ascesa. 'Volevano portarcelo via, gli abbiamo rinnovato il contratto di un altro anno, fino al 2013', hanno annunciato ieri sera con il sorriso smagliante nel ventre del San Paolo. Mai mossa fu più azzeccata, mai mossa fu più tempestiva. IN AZZURRO A VITA - Adesso tutti i tifosi azzurri sanno che potranno godersi a lungo, questo funambolo argentino di Villa Gobernador Galvez (Santa Fe), che compirà 23 anni il prossimo 3 maggio e che in azzurro ha deciso di restarci fino ai 28. Il Napoli ha scelto il Pocho, il Pocho ha scelto Napoli. 'Qui ci voglio rimanere a lungo e fare ancora tanti gol', ha detto ieri sera uscendo trionfante dal San Paolo. Ha vinto la diffidenza di tutti, ha messo a tacere chi lo ha accusato di essere poco incisivo sotto porta (già 7 reti quest'anno con due doppiette), ha evitato di cadere nella trappola di chi voleva coinvolgerlo in storiacce notturne appena messo piede a Napoli. NAPOLI TERRA SACRA - Lavezzi non si è mai fermato per smentire, Lavezzi ha sempre corso per stupire. Ha sofferto - e continua a farlo - per il trattamento che gli riservano gli avversari in campo: la sua velocità e i tanti falli subiti (che hanno fatto esplodere anche l'ira della società), gli sono costati anche l'etichetta di simulatore, che evidentemente qualcuno gli ha affibiato con troppa superficialità. Ma lui è andato avanti sempre per la sua strada, riuscendo a ricaricarsi nella sua fantastica casa di Posillipo (di proprietà di Ciro Ferrara, a 200 metri da dove abitava Maradona) dove viva con la moglie Debora e il figlio Tomas, due anni. 'Qui a Napoli - ha confessato qualche tempo fa a un giornale argentino - mi sento in una terra sacra. I tifosi sono fantastici, ci adorano. Non riesco a immaginare cosa succederebbe se il Napoli vincesse lo scudetto. Quando sono per strada, mi riconoscono subito e in cinque minuti mi ritrovo in mezzo a cento persone. Napoli è impressionante'. Napoli ha scelto il Pocho, il Pocho ha scelto Napoli. E lui continua a correre per stupire.

mercoledì 19 marzo 2008

Napoli-Fiorentina 2-0: doppietta di Lavezzi!

Lavezzi: Felicissimo per la doppietta e per la vittoria Ezequiel Lavezzi, attaccante del Napoli ed uomo partita Sky, ha rilasciato alcune dichiarazioni: "E' stata una vittoria bellissima. Sono molto soddisfatto per la doppietta realizzata. Il pubblico di Napoli e' fantastico; mi hanno emozionato quando si sono scatenati dopo i gol e al momento della sostituzione. Spero di togliermi grandi soddisfazioni con questa maglia. L'Argentina? E' ovvio che sento la mancanza ma qui sto benissimo. La vittoria la dedichiamo a Zalayeta, che spero possa tornare presto. Adesso con Calaiò e Sosa cercheremo di chiudere nel migliore dei modi la stagione. La continuità? E' vero nelle partite scorse e' mancata un pò di continuità, ma adesso guardiamo avanti. Il ruolo di prima punta? Mi piace".

mercoledì 12 marzo 2008

Lavezzi: 'Mi trovo benissimo a Napoli'

La chiave per diventare un calciatore importante è quella di migliorare giorno dopo giorno. Al momento le cose stanno andando abbastanza bene, non è facile, ma sono contento di questa opportunità nel calcio italiano. A Napoli mi sono ambientato bene, ho imparato in fretta l'italiano che mi serve per comunicare. Mi piace l'affetto della gente. Il paragone con Maradona? Credo che sia una cosa bella poichè Diego è il mio idolo, ma non è assolutamente una pressione in più. Ancora oggi Maradona viene sempre ricordato con grande affetto. Un'offerta dall'Ucraina prima di approdare a Napoli? Si, c'era questa possibilità, ma la priorità è la mia famiglia. Credo che non avrei potuto vivere in Ucraina, dove ci sono pochissimi argentini. A qualche punto della mia carriera vorrei tornare al San Lorenzo, mentre se dovessi tornare in Argentina da professionista, giocherei in qualsiasi squadra tranne che nel Newell's. Sono un tifoso del Rosario Central, e mi piacerebbe chiudere la carriera lì ma tranquilli, ho solo 22 anni, c'è tempo. La Nazionale argentina? Per giocarci so che devo lottare per guadagnarmi un posto, anche se ci sono calciatori come Tevez e Messi che hanno la priorità poichè se lo meritano. Facendo bene a Napoli spero di avere più opportunità di approdare in Nazionale. Se non fossi stato calciatore non so cosa avrei fatto, in passato ho lavorato con mio fratello che fa l'elettricista quindi non credo che sarei rimasto per strada. Il rapporto con i calciatori del Napoli? Ottimo. Nello spogliatoio sono riuscito a mettere un pò di cumbia, una musica argentina che mi piace molto. All'inizio mi sono un pò preoccupato per come tutti curano il look, facendo manicure e pedicure. Io non sono così, vado solo ogni tanto a tagliarmi i capelli e basta. Il cibo di Napoli? Grandioso. La pizza quì è speciale, specialmente quella fatta con la mozzarella di bufala che in Argentina non si trova. Mi piacciono molto anche la lasagna, il ragù e il risotto. Come dolce il babà è molto buono, anche se mi manca l' asado, un'ottima grigliata di carne tipica argentina, ma di questo non mi lamento affatto. Lavezzi: I tifosi, Diego, la pizza. Napoli è uno sballo .. . Ezequiel Lavezzi si confessa sulla rivista argentina El Gráfico. Nell'ultima edizione del mensile sportivo, il Pocho racconta la sua esperienza napoletana. «Mi sarebbe piaciuto chiedere la maglietta a Ronaldo, ma sono un ragazzo timido», rivela, anche se poi afferma che i paragoni a lui non piacciono. «Non voglio assomigliare a nessuno, la chiave è migliorare giorno dopo giorno per diventare un calciatore importante ed essere riconosciuto in tutto il mondo. È quello che voglio». «Le cose stanno andando abbastanza bene - ha continuato - Non è facile, ma sono contento di questa opportunità nel calcio italiano. Mi piace l'affetto della gente, ti fermano sempre per strada ma ci si abitua. In Argentina il calciatore è stimato, ma il pubblico napoletano è più fanatico di quello argentino, sia con me che con quelli che non giocano. Mi paragonino a Maradona ed è una cosa bella, perché Diego è il mio idolo, ma non è una pressione in più. Qui a Napoli, sembra che la gente volesse più bene a Diego che in Argentina. Parlano sempre di lui, lo ricordano, gli vogliono bene. Le critiche che si fanno in Argentina, qui non sarebbero permesse. È troppo rispettato». Infine la nazionale: «Per giocare nella nazionale argentina so che devo lottare un posto con grandissimi giocatori come Carlitos Tevez e Leo Messi. Loro hanno la priorità, perché se la sono meritata. Anche Aguero sta attraversando un grande momento in Spagna. Io devo fare bene qui, così magari avrò l'opportunità di andare spesso in Nazionale ».

Argentina, convocato anche Lavezzi

Ezequiel Lavezzi e' stato convocato dal Ct della nazionale argentina, Alfio Basile, per l'amichevole del 26 marzo a Il Cairo con l'Egitto. Lavezzi e' stato selezionato insieme a quattro giocatori dell'Inter: Zanetti, Cambiasso, Burdisso e Cruz.

martedì 4 marzo 2008

Lavezzi, l'oro di Napoli

LAVEZZI E NAPOLI Vedi Napoli e pensi a Baires: è successo anche a Lavezzi, che ad ambientarsi ha impiegato poco. ' E' una città fantastica che mi ha accolto benissimo. Dal primo giorno, mi sono sentito come se fossi stato a casa mia. La gente è calorosa'. Vive a Posillipo con la sua compagna Debora e con il figlioletto Tomas ('che già gioca a calcio ' ) , frequenta moltissimo Sosa ( ' al quale devo sempre un grazie perchè mi fatto immediatamente conoscere la città') Gargano e Zalayeta, con i quali ogni tanto si concede un'escursione a Torino, l'ex città del panterone. Ama il mare e si lascia catturare dal pesce cucinato in qualsiasi modo, possibilmente in ristoranti di Borgo Marinari; per la pizza, senza il timore d'essere assediato dai tifosi, se ne va in zona Piazza Sannazzaro: 'E' molto difficile, ma ci provo. Non è semplice visitare i monumenti, volevo vedere Castel dell'Ovo, ma ci sono passato solo vicino. Comunque qui si mangia benissimo ' . Ieri per festeggiare la vittoria sull'Inter, pranzo con famiglia in via Caracciolo. E ai tavoli intorno, mezzo Napoli. LAVEZZI E L'ARGENTINA La Nazionale, ovviamente. Il sogno dei bambini, ma anche il sogno dei grandi: 'E quindi anche il mio sogno. La concorrenza è notevole, ma io punto a quella maglia'. Luglio 2007, il primo Lavezzi sbarca a Napoli e riparte per la Norvegia, infilandosi in amichevole tra le stelle d'una selezione esplosiva dalla cintola in su: ' Sono felice, realizzo un'ambizione. Ma ci voglio restare '. L'umanissimo desiderio è una fatica di Ercole, e valgono poco gli accostamenti a Messi e quell'inizio di stagione elettrizzante, tutto finte e dribbling e assit: l'Argentina è una corazzata che ha una batteria d'attaccanti da far paura. Ma Lavezzi insiste, resiste, non desiste, e dopo tre mesi rieccolo con la maglietta biancazzurra a strisce verticali. A Los Angeles, c'è Argentina- Guatemala, c'è il pocho che segna: 'Ora spero di riuscire ad arrivare a Pechino, un appuntamento a cui non vorrei mancare. Il Napoli può aiutarmi ed io ce la metterò tutta per farcela a conquistare la Nazionale ' . Il fuoco di Olimpia arde dentro quel Lavezzi. LAVEZZI E REJA Reja fu il primo a difenderlo quando nel ritiro estivo in Austria qualcuno osò definirlo più 'gordo' che 'loco', così come era soprannominato nell'Estudiantes per la sua esuberanza mentre in famiglia lo chiamano 'Pocho' che è un vezzeggiativo e non ha alcun significato. ' Quando avrà smaltito qualche chilo di troppo e lo vedrete giocare, capirete quanto è bravo' , disse il tecnico friulano, che aveva visionato con Marino decine di videocassette, e dopo la strepitosa prestazione di Udine, confessò:' In Italia faranno fatica a fermarlo, è esplosivo e imprevedibile. E nello spogliatoio è un ragazzo divertente, altro che introverso. A volte mi dà l'impressione di essere uno scugnizzo nato per caso in Argentina '. E lui di rimando:' Il mister è molto comprensivo con noi ed anche esigente'. Per Reja, Lavezzi è diventato una specie di figlioccio. Vi scherza in continuazione ma non poteva aspettarsi il gavettone durante Napoli-Inter fattogli dal Pocho con la borraccia per stemperare la tensione. 'Che figlio di buona donna' , ha replicato Reja, abbandonadosi ad un largo sorriso ed asciugandosi i capelli con le mani. LAVEZZI E L' ITALIA Sarà il nostro grande rimpianto ' , disse il presidente Enrico Preziosi dopo che Lavezzi aveva incantato all'Olimpico contro la Roma. L'argentino era stato prelavato dal Genoa quattro anni prima, era ancora un adolescente e venne pagato un milione e mezzo di euro. Arrivò in Liguria dopo la conquista sul campo della serie A da parte del Grifone. Vi rimase pochi giorni. Con la retrocessione in C a tavolino, il Genoa lo rispedì in Argentina parcheggiandolo al San Lorenzo de Almagro. L'anno dopo il club di Boedo lo riscattò per un milione e mezzo di dollari. E qui Lavezzi, allenato da Diaz, cominciò a mettersi in mostra realizzando gol ma soprattutto fungendo da guastatore a ridosso delle punte. I grossi club cominciarono ad interessarsi a lui:' Ma il Pocho non si muove da qui ', esclamò Diaz. Nessuno, però, sa che Lavezzi prima di approdare a Genova era stato in prova alla Fermana del presidente Battaglioni. Era un ragazzo, aveva appena smesso con il calcio in Argentina e gli fu proposto di ricominciare in Italia. Fu scartato. ' Troppo fumoso e inadatto al calcio italiano ', sentenziarono nelle Marche. LAVEZZI E MARADONA Elementare, Ezequeiel: e Diego? Il tormento d'ogni argentino sbarcato a Napoli, il chiavistello per aprirli, per osservarli, per fenderne l'umore, per coglierne le emozioni, per farlo evocare o invocare. Buenos Aires, cioè Maradona, cioè la storia del Napoli racchiusa in sette impareggiabili stagioni ma anche un totem per chiunque arrivi dall'Argentina e sbarchi al San Paolo. 'Lui è il calcio, io sono semplicemente uno che corre dietro ad un pallone. Non alimentiamo paragoni, non è possibile ' . Il primo giorno di Ezequeiel Lavezzi, ma anche l'ultimo ed inevitabilmente pure il prossimo: lui e Diego. ' Qui si parla sempre e soltanto di Maradona, giustamente. Lo si respira nell'aria'. E lo si nota ovunque: negli occhi smarriti di chi l'ha perso alla domenica allo stadio o sulla pelle d'un pocho eternamente devoto a quel talento ineguagliabile, una sorta di divinità da tenere tatuato addosso. 'Maradona è stato e rappresenta il calcio. Il mito di tutti quanti noi'. Comprensibile, locho. LAVEZZI E L'EUROPA Napoli è il banco di prova più importante della mia carriera. Nel 2007 ho vinto lo scudetto con il San Lorenzo e sono entrato nel giro della Nazionale. Spero di migliorarmi ancora ed arrivare con il Napoli nelle Coppe europee ', disse Lavezzi appena approdato a Castelvolturno, quando non immaginava le Olimpiadi. A febbraio si è spinto oltre:' Il primo sogno è Pechino, poi tra qualche anno c'è la qualificazione con il Napoli in Champions League ' . Il Pocho è un ambizioso, proprio come piace a De Laurentiis. Un traguardo dietro l'altro, mai fermarsi nella vita. ' Sento che il futuro sarà nostro ed anche mio. A me piace vivere in libertà per il campo e credo di essere arrivato nella squadra e nella città giusta ' , ha spiegato. L'arrivismo di Lavezzi, paragonato da Capello a Teves e da Daniel Bertoni a Bruno Conti, si sposa in pieno con il progetto di De Laurentiis che proprio ieri ha affermato: ' L'Intertoto? Sono pronto ad iscrivere la squadra del mio cuore dovunque vorrà partecipare. Dipende solo dai miei moschettieri. Ma tra qualche anno dobbiamo arrivare in Champions, altrochè'.

lunedì 3 marzo 2008

NAPOLI-INTER 1-0 zalayeta [sintesi controcampo]

NAPOLI-INTER, IL COMMENTO

Incredibile ma vero. Il Napoli di Edy Reja, lo stesso Napoli tanto criticato per il pessimo rendimento degli ultimi 2 mesi (gennaio e febbraio) in cui ha conquistato appena 7 punti in 8 partite (media di 0,87 punti a partita), è l'unica squadra di Serie A ad aver battuto i Campioni d'Italia dell'Inter in questa stagione. I nerazzurri non perdevano in campionato dal 18 aprile 2007, 1-3 contro la Roma, la stessa Roma che a questo punto ringrazia il Napoli e si riporta a -6. Ma la "cortesia" partenopea è insidiosa perchè a quanto pare tra i piani azzurri c'è quello di tentare di ristabilire l'equilibrio già da domenica prossima, quando giocare al San Paolo toccherà proprio alla Roma di Spalletti, impegnata mercoledi a difendere il 2-1 nella difficilissima gara di ritorno sul campo del Real Madrid, per cercare il passaggio ai quarti di finale di Champions League. Ma se un Napoli dato in crisi ha battuto l'imbattuta capolista un motivo ci deve pur essere. LE DUE SQUADRE Effettivamente non si può ignorare che l'11 di Mancini era in estrema emergenza per via dell'indisponibilità di ben 9 uomini di primissimo livello quali Ibrahimovic, Cruz, Stankovic, Cambiasso, Samuel, Cordoba, Cesar, Maxwell, e Dacourt; altresì va anche detto che tra squadra e panchina i nerazzurri annoveravano giocatori del calibro di Crespo, Suazo, Zanetti, Materazzi, Julio Cesar, Figo, Chivu, Maicon, Maniche, Jimenez, oltre ai giovani e promettenti Balotelli e Pelè. Il Napoli da parte sua, orfano del solo Domizzi squalificato, e del portierone Iezzo ancora fermo ai box, ha potuto giocare con la squadra tipo (o quasi), ma ciò che effettivamente ha fatto la differenza è stato soprattutto il cuore. Si perchè il Napoli ha giocato dal primo all'ultimo minuto a 120%, correndo senza sosta a tutto campo, con voglia, grinta, determinazione e stimoli che sembravano perduti dopo la grande vittoria casalinga contro la Juventus del 27 ottobre scorso, e che solo a sprazzi sono venuti fuori in sporadiche ed episodiche occasioni. Dunque cuore, grinta, corsa, dinamismo e stimoli azzurri, contro condizione fisica approssimativa, infortuni, emergenza tecnica, squadra inedita in campo e infortuni in itinere di colore nerazzurro. Si perchè, ad "alleggerire" la situazione interista ci si è messo anche l'infortunio alla solita spalla sinistra per Christian Chivu, che ha dovuto abbandonare il campo di gioco al 52°. Ma poco conta. La verità è che il centrocampo rapido, guizzante e aggressivo del Napoli, ha surclassato quello spento, lento, impreciso e sfilacciato dell'Inter; che l'attacco del Napoli ha preso continuamente in velocità la difesa guidata dal Campione del Mondo Marco Materazzi, assistito da campioni internazionali del calibro di Maicon, Chivu e Zanetti; che la difesa del Napoli non ha concesso praticamente nulla agli attaccanti nerazzurri. Cosa che, a pensarci bene, ha davvero dell'incredibile. Incredibile. Si. Ma vero. LA PARTITA Vero come l'errore di Julio Cesar che dopo appena 3 minuti regala il gol del vantaggio al Napoli: lancio lungo dalle retrovie, Lavezzi scatta come un fulmine (e non è un caso), il portiere nerazzurro esce per bloccare ma la palla è troppo corta e Lavezzi è in agguato; in un istante l'estremo difensore brasiliano pensa al dribbling, al rilancio e al passaggio largo, ma quel che ne esce è un tocco maldestro che serve involontariamente Zalayeta, abilissimo a batterlo con un perfetto pallonetto, che fa esplodere i 60.000 del San Paolo: Napoli-Inter 1-0. Il Napoli insiste con pressing a centrocampo e ripartenze veloci. Il brevilineo Gargano ha la meglio sul "lunghissimo" Vieira, ancora alla ricerca della condizione migliore. Blasi è dovunque. Hamsik è svelto, propositivo e reattivo. Zalayeta, sbloccatosi da un lunghissimo digiuno di 2 mesi e mezzo, è in palla, per non parlare di Lavezzi che, appena il Napoli riconquista la sfera, attacca lo spazio con una velocità impressionante, dettando il passaggio lungo in profondità, e mettendo in crisi l'intera retroguardia nerazzurra. Il Napoli gira a mille e costruisce una serie infinita di palle gol che Julio Cesar è bravissimo a sventare, soprattutto quando toglie sulla linea una svirgolata di Materazzi, già rassegnato all'harakiri. L'Inter cerca di reagire ma la difesa azzurra è attentissima mentre la squadra di Mancini appare lenta, lunga, sfilacciata ed imprecisa. Solo al 19° Suazo ha una palla casuale che gli arriva sui piedi in area, ma Gianello neutralizza di piede la conclusione dell'attaccante honduregno. Il Napoli però non mette i remi in barca e anzi, insiste alla ricerca del secondo gol, sfruttando gli ampi spazi lasciati dell'Inter e la scarsa copertura in mediana di Pelè, Maniche e Vieira, a cui Gargano, Blasi ed Hamsik continuano a rubare palla, spazio e tempo. Nella sola prima frazione di gioco gli azzurri vanno vicini al gol con una penetrazione di Lavezzi con tiro a lato sul centro destra; con un bel colpo di testa di Cannavaro ben bloccato da Julio Cesar; con una staffilata ancora di Lavezzi a fil di palo; con un diagonale sbilenco di Zalayeta entrato in area con una grande azione di contropiede; con il salvataggio sulla linea dell'estremo difensore brasiliano sul quasi autogol di Materazzi; e con una serie impressionante di ripartenze mal sfruttate dagli azzurri. Finisce il primo tempo tra gli applausi scroscianti del San Paolo. Un Napoli nettamente superiore ha avuto il merito di annichilire i Campioni d'Italia, ma il demerito di non chiudere la gara con le tantissime occasioni create. IL SECONDO TEMPO Nella ripresa entra il capitano nerazzurro Zanetti, mentre Reja non mette mano ai cambi. Questa sera gli azzurri sembrano invasati. In apertura di ripresa uno scatenato Lavezzi va via ancora a Materazzi ma il tiro termina a lato. Un minuto dopo Santacroce strappa gli applausi effettuando un intervento perfetto in scivolata, tenendo testa in velocità a Suazo, che si stava per involare verso l'area con un'azione delle sue. Ma è solo una fiammata. Subito dopo il protagonista è ancora Julio Cesar che para d'istinto una violenta conclusione ravvicinata di Hamsik, perfettamente servito in area da Zalayeta. L'Inter cerca di spingere, soprattutto con Maicon sulla destra, ma Savini è in grande giornata e Hamsik lo aiuta in maniera efficace. Il copione è sempre lo stesso: l'Inter cerca il possesso, perde la palla e il Napoli riparte in velocità. In tre incredibili occasoni Zanetti ultimo uomo intercetta l'assist finale di Lavezzi per mandare in porta i compagni, ma al 73° Gargano si avventa sulla palla smorzata dal capitano nerazzurro e viene a contatto con Julio Cesar che prende prima la palla e poi il piede di Gargano: per l'arbitro Rizzoli è calcio di rigore. Tra le proteste nerazzurre Zalayeta si porta sul dischetto per la doppietta pesonale ma il suo tiro a mezza altezza è deviato in angolo dal balzo felino di Julio Cesar che completa alla grande il proprio riscatto personale dall'errore iniziale. A questo punto la paura che i nerazzurri possano prendere coraggio è tanta. Ma l'unica azione interista pericolosa è un lancio per Crespo dalle retrovie intercettato da Cannavaro. Gli immensi sforzi profusi dal Napoli cominciano tuttavia a farsi sentire, e la stanchezza sale. Soprattutto nelle gambe di Lavezzi, grandissimo protagonista per tutta la partita, che sbaglia all'81° l'ennesimo passaggio in contropiede, consentendo a Julio Cesar di uscire in presa bassa in anticipo su Zalayeta. El Pocho è stremato e si limita a tenere palla e amministrare il possesso perchè dopo 80 minuti a schizzare letteralmente come una scheggia per tutta la metà campo avversaria, la benzina è davvero finita. Anche uno spento Mannini è stremato e Reja lo toglie per Grava. La tensione è tanta, l'impresa si avvicina. Il quarto uomo indica 5 minut di recupero. Il pubblico protesta ma ci stanno tutti. L'Inter non ci crede e il Napoli fa girare la palla tra gli olè del pubblico. Al 94° entra Bogliacino per Hamsik ma è solo una mossa per spezzare fiato e ritmo. Ormai la partita è finita, ma quando lo dice Rizzoli con il suo triplice fischio è tutta un'altra musica: come quella delle note di "O'surdato 'nnammurato" che Santacroce canta in coro con i tifosi dello stadio San Paolo in festa. IL "TERZO TEMPO" I giocatori azzurri si abbracciano felici, così come Reja e Marino. Il terzo tempo è di quelli sani che fanno bene allo sport. Ma soprattutto la gioia azzurra per un risultato assolutamente insperato ha una quantità incredibile di sapori diversi: vittoria contro gli imbattuti Campioni d'Italia, 3 importantissimi punti in classifica che portano la squadra a +9 dalla zona retrocessione e -6 da quella Uefa, il ritorno al gol di Zalayeta, una prova da 10 e lode che ridona fiducia e serenità a squadra e ambiente, appannamento fisico superato, e la consapevolezza di aver riaperto il Campionato. Almeno fino a domenica prossima