giovedì 24 aprile 2008

Il Pocho: prima tanti tatuaggi, adesso solo lividi

Va bene essere Pocho, va bene essere loco, ma quando inizi ad essere il secondo calciatore più “massacrato” del campionato e il tutto passa per “normale”, c’è qualcosa che non va. Non è bello che il quotidiano sportivo italiano per eccellenza, lunedì mattina, parlando di Parma - Napoli, abbia messo in evidenza che il rigore concesso ai ducali potesse essere anche dubbio, mentre quello concesso al Napoli fosse palesemente inesistente. Il problema non è che non fosse così, quanto che l’autorevole giornale “dimenticasse” i toni non proprio amichevoli con cui i gialloblu avessero interpretato la gara. Sembrava di assistere ad una battaglia sul ring. Lavezzi continuamente atterrato, pare essere l’unico modo in cui gli avversarsi riescono a misurarsi con l’inarrestabile argentino. Ma i modi non proprio ortodossi questa domenica non sono stati riservati solo al numero 7 partenopeo. Garics, Mannini, Hamsyk, Domizzi, Savini, i parmensi non hanno risparmiato nessuno, eppure l’autorevole quotidiano sportivo ricordava con particolare enfasi il momento in cui Gargano, dopo l’ennesimo colpo rimediato dal Pocho, aveva perso le staffe. Eppure sono tanti i campioni che si scaldano per molto meno. Ma le loro diventano gesta o mal che vada episodi da bollare con una risata o un’alzata di spalle. Gargano è stato etichettato nell’articolo quale “bulletto” uruguaiano ed il sostantivo,di questi tempi, non è proprio edificante. Non un aggettivo invece per il “povero” Gasbarroni, giustificato dal fatto che il Parma si stesse giocando un’importante fetta di salvezza. Leggendo i commenti alla partita accesa, per usare un eufemismo, sembrava quasi che il clima non proprio “sportivo” fosse dipeso dal fatto che i malmenati partenopei avessero ad un certo punto perso la pazienza (allenatore compreso). Se Pato va difeso, come abbiamo sentito urlare per settimane, i lividi sui polpacci di Lavezzi, ormai simili a cartine geografiche, andrebbero almeno riconosciuti. Ieri mattina, durante l’allenamento, il Pocho ha avvertito un dolore all’adduttore destro che lo ha costretto a congedarsi in anticipo dal terreno di gioco. Ezequiel non fa né scene né piagnistei, testa bassa e si riparte. Domenica calpesterà l’erba del San Paolo, sarà la solita scheggia impazzita a cui affideremo partita e sogni. Tutto come sempre, speriamo solo gli avversari non continuino ad omaggiarlo di tatuaggi non richiesti.

mercoledì 23 aprile 2008

Le origini di Ezequiel Lavezzi

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martedì 22 aprile 2008

LAVEZZI

lunedì 21 aprile 2008

Non fategliene una colpa il pocho è fatto così

Allo stadio Ennio Tardini di Parma, va in scena una partita spigolosa. I ducali giocano per agguantare tre punti che sarebbero aria pura per i polmoni e per il morale dei giocatore, nonché per la classifica, il Napoli gioca per l’onore, per un sogno Uefa ma soprattutto per quei cinquemila tifosi giunti dal capoluogo campano che hanno ancora voglia di sognare. Sgombro dai pensieri gli azzurri partono con buona personalità e hanno un netto controllo territoriale della partita, Lavezzi e Bogliacino in avanti non danno punto di riferimento e l’argentino è un furetto che i difensori ed i centrocampisti di Cuper non riescono a fermare. Ci provano con le buone, ma soprattutto ci provano con le cattive. Ma andiamo per gradi. La partita comincia ad incattivirsi, quando viene fischiato un rigore al Napoli che si può anche dare, poiché un minimo di ostruzione a Mannini viene fatto ed a quel punto il centrocampista azzurro si sarebbe trovato solo con tutta la porta spalancata, quindi abbastanza giusto, dopo aver fischiato, dare anche il cartellino rosso. Questo fa scattare “l’ira” dei ducali i quali gia ad inizio secondo tempo cominciano a commettere scorrettezze l’una dietro l’altra. E’ il 31’st quando Lavezzi fa quello che madre natura gli ha inculcato nel sangue, è cioè gioca con il pallone gli da del tu e ci danza sopra, bevendosi l’avversario di turno più altri quattro che evidentemente non hanno preso bene la leggiadria con qui l’argentino si muove e per mettere fine alle sue movenze lo stendono con un nettissimo fallo. A questo punto Gargano diventa una furia, poiché il gesto compiuto dai giocatori del Parma è sicuramente da condannare, l’uruguaiano esagera e va a finire sotto la doccia assieme a Falcone. Ma a questo punto qualche domanda sorge spontanea, ma il calcio è non è spettacolo? Perché è considerato un torno quello fatto a Lavezzi? A lcuni addetti ai lavori hanno detto che C.Ronaldo fa quei giochetti perché è nel suo DNA, beh forse anche il pocho ha questi cromosomi e non c’è nulla da recriminare se con un tocco di classe riesce ad andare via in mezzo a quattro avversari. Lavezzi è sicuramente un grande calciatore, un fulmine che si esalta nelle giocate funamboliche, quindi non fategliene una colpa il pocho è fatto così…per fortuna.

PARMA - NAPOLI

Nella "movimentata" gara tra Parma e Napoli gli azzurri riescono a vincere la terza partita stagionale lontano dalle mura amiche. L'ultimo successo al Tardini di una spedizione azzurra, risaliva addirittura al 1993, 3-1 sotto la guida del grande generale Marcello Lippi. 15 anni di attesa dunque, per una vittoria che sportivamente parlando è stata condizionata non poco dalla direzione di gara dell'arbitro Ayroldi. Ma procediamo per gradi. Edy Reja ritrova Santacroce dopo la squalifica e recupera Savini all'ultimo secondo, mentre sorprende tutti con una mossa tanto inaspettata quanto efficace e intelligente: chi tra Sosa e Calaiò a supporto di Lavezzi in attacco? Mariano Bogliacino. Come a dire "tra i due litiganti il terzo gode". Nel Parma il tecnico Hector Cuper deve rinunciare agli squalificati Couto e Reginaldo, e gli infortunati Pisanu, Coly, Corradi e Dessena. Spazio dunque al tandem di peso Lucarelli-Budan, supportati dalla fantasia di Gasbarroni. Il Napoli parte subito bene, con ritmo, possesso palla, e personalità. Il Parma da parte sua, pienamente coinvolto nella lotta per non retrocedere, sembra teso e contratto e lascia agli azzurri l'iniziativa. L'arbitro Ayroldi comincia subito il proprio show personale ignorando un rigore per parte. Ma l'equilibrio del match si spezza allorquando il direttore di gara concede il penalty al Parma per un atterramento di Lucarelli ai danni di Santacroce. Si, proprio così, perchè di mestiere ed esperienza il possente centravanti emiliano si trascina addosso il più giovane, leggero e inesperto Santacroce, inducendo l'arbitro a "regalare" il rigore al Parma. E' il 23°: Budan dal dischetto fà 1-0. Il Napoli non ci sta e cerca subito di reagire con Lavezzi, Bogliacino, Hamsik e Mannini, supportati dalla buona vena di un dinamico Gargano. Sul finire del primo tempo una bella e prolungata iniziativa azzurra, termina con la seconda svista arbitrale: Mannini colpisce di testa la traversa e sul tentativo di tap in a porta vuota, viene anticipato in contrasto da Mariga. Per Ayroldi non solo è calcio di rigore, ma anche espulsione per il giovane mediano keniota. Domizzi sul dischetto sigla l'1-1, nonchè il proprio record di segnature in serie A: 6. Subito dopo il pareggio arriva il fischio finale del primo tempo che già scalda gli animi tra i giocatori ancora prima dell'imbocco del tunnel per gli spogliatoi. Al rientro in campo Reja deve rinunciare a Savini e inserisce Garics sulla destra, dirottando Mannini sulla fascia opposta. Il Napoli riparte subito con ritmo e determinazione e il Parma, che pensava di finire il primo tempo con un preziosissimo vantaggio, si ritrova ad inizio ripresa a difendere un pareggio in inferiorità numerica. E così, tra tensione e nervosismo, i difensori gialloblu si lasciano scappare Bogliacino, abile a sfruttare il cross dalla sinistra di Hamsik, deviato proprio in zona Bogliacino, che ribalta il risultato portando il Napoli in vantaggio. E pensare che Reja lo stava per sostituire con Sosa. A questo punto un Parma già teso e nervoso, perde completamente il controllo dei nervi. Lavezzi a centrocampo tenta un numero che irride gli avversari che lo rincorrono e lo accerchiano in 5, fermandolo con un fallo quanto meno da ammonizione; Gargano arriva come un treno in difesa del proprio compagno. Si accende una mischia di cui fanno le spese Gargano e Falcone, espulsi dall'arbitro Ayroldi con l'onta di principali fomentatori. In 10 contro 9 Lavezzi andrebbe a nozze negli spazi delle praterie emiliane ma Reja decide saggiamente di preservare il talento argentino, sostituendolo con Sosa. Due minuti dopo si scatena la follia: Gasbarroni rifila deliberatamente un calcione da dietro a Garics, alla caccia di un pallone inutile lungo l'out destro, all'altezza del centrocampo, proprio sotto gli occhi di un nervosissimo Reja, che si infuria con l'arbitro: fuori anche Gasbarroni, ma Reja è invitato a lasciare il campo seguendo il numero 18 parmense. A questo punto diventa quasi una partita di calciotto: 10 contro 8. Il gioco riprende in un'atmosfera strana, senza più nulla che abbia a che vedere con la tattica e con distese ancora più vaste di terra gialloblu, che il Napoli non riesce a sfruttare. In particolare Sosa avrebbe almeno 3 occasioni d'oro per mettere la parola fine ad un incotro assurdo ed invece non solo si mangia l'impossibile, ma colleziona anche errori su errori in fase di rifinitura per i compagni, che a loro volta non fanno certo di meglio. I grandi spazi inducono in tentazione: difendere il risultato con possesso palla o cercare il colpo del Ko? Il risultato è una via di mezzo strana in cui il Parma conquista addirittura 3 calci d'angolo, due palle gol e una rete di Lucarelli, su presa errata di Iezzo, annullata dall'arbitro per fuorigioco su segnalazione dell'assistente. Troppo, davvero troppo per una squadra con il doppio vantaggio numerico che deve assolutamente riuscire a fare risultato in trasferta. Inesperienza? Mancanza di personalità? Paura di vincere? Forse. Fatto sta che il fischio finale di Ayroldi ha un sapore tanto liberatorio per gli azzurri, quanto amaro e ingiusto per il Parma, ingoiato dalla zona rossa con appena 1 punto di vantaggio sulle ultime 3. Gli azzurri invece, dal proprio canto, guardano in alto, aspirando ad un piccolo sogno europeo che si chiama Intertoto. Si perchè, anche se si entra dalla porta di servizio, sempre in Europa si entra. L'importante è conservare lo spirito, la mentalità, la concentrazione e le motivazioni ammirate quest'oggi. E magari buttare la palla dentro.

giovedì 17 aprile 2008

Lavezzi: «Napoli prendi Cavenaghi»

Lavezzi chiama Cavenaghi. Il Pocho chiama il Tanque, il "carrarmato". Appena saputo dell'interesse del Napoli per l'attaccante argentino che ora gioca nel Bordeaux, il nuovo idolo azzurro non è riuscito a trattenersi: 'Magari arrivasse'. Si conoscono bene Lavezzi e Cavenaghi, sono quasi coetanei (23 e 25 anni), sono compagni di Nazionale e sono entrambi allievi dello stesso maestro, Ramon Diaz, ex punta che ha giocato anche al San Paolo, attuale allenatore del San Lorenzo e grande amico di Pierpaolo Marino. COSTA 10 MILIONI - Prima punta forte fisicamente, bravissimo nel gioco aereo e nel fare sponda, Cavenaghi ha segnato quest'anno 14 gol in Francia con la maglia del Bordeaux. Ha un contratto fino al 2011 ed è valutato circa 10 milioni di euro. Nei piani di Marino potrebbe essere il sostituto ideale di Sosa e Zalayeta. L'ENTUSIASMO - Nei ritiri della Nazionale Lavezzi gli ha raccontato la passione che i napoletani hanno per il calcio e Cavenaghi ieri dalla Francia ha confessato di essere affascinato da un'avventura in Italia: 'Per un argentino è difficile non conoscere la città e la squadra che sono state del grande Maradona '. Napoli già sogna, la coppia argentina Cavenaghi-Lavezzi per ballare il tango

mercoledì 16 aprile 2008

Lavezzi è il calciatore che ha subito più falli in serie A

Otto gol, otto assist, diciassette tatuaggi. L’ultimo dei quali dedicato al Napoli. No, non lo stemma della squadra come pure aveva in mente, ma un’indiana. Una donna indiana. Una squaw con un cappello di penne colorate, i seni nudi e un mantello azzurro. E quel mantello l’ha voluto lui, Ezequiel Lavezzi, di colore azzurro. Il suo omaggio al Napoli ancora fresco d’inchiostro sul polpaccio destro. «Pocho idolo napolitano», scrivono a Buenos Aires. Ma la replica è che è stata Napoli a stregare lui. «Certo che mi manca l’Argentina, ma questa città mi affascina e col suo affetto mi appassiona. Al punto che diventa difficile persino avere nostalgia del mio Paese», racconta il ragazzo arrivato dalla riva destra del fiume Paranà. Forse non è la verità. Forse, nonostante ogni mattima spalanchi le finestre su quel paradiso che si chiama Marechiaro, la nostalgia è veramente forte, eppure il Pocho ha mille motivi di consolazione. Otto mesi, infatti, gli sono bastati per conquistare la città, incantata dalle sue invenzioni, dai suoi lampi e pronta a perdonargli piccoli peccati, così come di grandi ne aveva perdonati in passato a un altro figlio d’Argentina. Del quale lui è l’ideale erede. Soprattutto ora che ha cominciato a rubacchiare gol di mano. Lui che destino ha voluto diventasse azzurro il 5 luglio del 2007, così come proprio il 5 luglio di 23 anni prima, era il 1984, mise piede al San Paolo per la prima volta Diego Maradona. Il Pocho, dunque. La nuova icona del pallone azzurro. L’immagine scugnizza e vincente della squadra. Il simbolo d’una stagione eccellente e persino divertente. E infatti, il Napoli ricomincerà da lui e dagli altri gioielli ai quali ha già allungato i contratti sino al 2013. Il presente e il futuro, Lavezzi, 23 anni tra tre settimane, che ieri se n’è stato al sole della Costiera assieme a Navarro ed a Gargano. Di lunedì si può e il miniclan dei sudamericani s’è goduta la giornata in riva la mare. Vietato parlare di pallone, ieri. Al Napoli, al Parma prossimo avversario, all’Olimpica che l’aspetta a fine maggio in Spagna ricomincerà a pensare stamattina. Così come a quella doppia cifra che lui sogna. Otto gol sino ad oggi. Come Zalayeta e come Hamsyk e a un passo dal suo record che nella «primera divisione» è fermo a nove. Ma Lavezzi vuole migliorarsi: dieci gol, almeno dieci gol e il titolo di bomber della squadra: è questo quel che vuole, difensori avversari permettendo. Già, perché Lavezzi ha pure un altro record: è il calciatore che ha subito più falli in serie A. Centoundici, contro i 105 di Del Piero, i 104 di Amauri, gli 83 di Kakà e i 74 di Borriello. Insomma, non segna ancora come loro, il Pocho, però più di loro prende calci. E questo vuol dire che forse oggi è proprio lui l’attaccante più temuto di questo campionato.

lunedì 14 aprile 2008

NAPOLI-ATALANTA 2-0

Importante vittoria della squadra azzurra che, in un colpo solo, riscatta in parte l'umiliante sconfitta per 5-1 subita nella partita di andata, e il 3-0 subìto a Catania domenica scorsa, superando nel contempo la squadra bergamasca in classifica. Ottima la reazione dell'11 di Reja che fin dai primi minuti ha messo sotto la rinunciataria squadra di Del Naeri, orfana di Doni e Langella, mantenendo possesso palla, iniziativa e predominio territoriale, esponendosi a qualche pericolo in contropiede, ben contenuto dall'ottimo rientrante Iezzo. Nel secondo tempo però, l'avvicendamento di Calaiò con Sosa e la crescita di Gargano, Lavezzi e Hamsik, hanno fatto la differenza. Gli azzurri sono andati in vantaggio dapprima al 62° con una rete a porta vuota di Hamsik, facilitato dalla respinta corta dell'ex portiere azzurro Nando Coppola, sull'angolato diagonale di Lavezzi; poi è stato lo stesso Lavezzi a raddoppiare dopo appena due minuti, deviando involontariamente in porta con il braccio, il cross basso dalla sinistra di Sosa.

venerdì 11 aprile 2008

Lavezzi e Navarro convocati dalla nazionale olimpica argentina

Ezequiel Lavezzi e Nicolas Navarro sono stati convocati dalla nazionale olimpica argentina per l’amichevole in programma contro la selezione di calcio Catalana il 24 maggio a Barcellona.

Sul polpaccio altro tatuaggio per Lavezzi

Un nuovo tatuaggio, il numero 17, per Ezequiel Lavezzi. Un altro piccolo messaggio d'amore per Napoli. Dopo Diego Maradona che palleggia di testa, tatuato sul ventre dal mese di novembre, adesso è il turno di una sensuale donna indiana, modello Toro Seduto (cioé una «squaw») con tanto di corona di penne sul capo e a seno nudo, disegnata sul polpaccio destro. Il disegno originale da copiare aveva il mantello arancione, ma l'attaccante del Napoli ha voluto che diventasse di colore azzurro, come la maglia della squadra che sente sempre più sua. Trasformazione «Quella del colore è stata una precisa richiesta — spiega Gaetano Mingione, l'artista casertano diventato tatuatore per amore del disegno e tifoso del Napoli per l'amicizia con Gianluca Grava, suo primo cliente —. Lavezzi ha visto l'originale e mi ha chiesto subito di cambiarlo, quasi come se potesse così idealmente ricambiare quello che la città di Napoli e il Napoli gli hanno dato in questi mesi». Mingione riferisce cosa gli ha detto il Pocho: «È stato molto tenero: "La società e i tifosi fanno tanto per me, io do sempre il massimo per ricambiare l'affetto ricevuto e voglio portare l'azzurro del Napoli sempre con me, ovunque io sia. A Napoli sto bene per davvero, mi fanno sentire come se fossi in una grande famiglia". Ezequiel è una persona molto sensibile». Le sedute Il lavoro tecnico non è ancora concluso: come tutti i «tattoo», non si perfeziona con una sola seduta e ne seguiranno delle altre, rigorosamente a casa di Lavezzi, per rinvigorire e per rimarcare i colori, per far diventare l'azzurro ancora più intenso e.. somigliante a quello che indossa.